Dopo oltre 50 anni, torna l’ipotesi di una fuga di Jim Morrison, ‘morto mediaticamente’ con lo scopo di scappare da tutto e tutti.
Da quando “Nessuno uscirà vivo di qui” è stato pubblicato nel lontano 1980, la verità sulla presunta morte di Jim Morrison è diventata una sorta di campo di battaglia per i complottisti. Tutto prese vita da 4 parole dell’autore, che verso la fine del libro afferma: “ammesso che sia morto”. Può sembrare poco, ma ciò che è bastato per dare il via alle più colorite teorie, oggi in continua evoluzione.
Ogni voce che insinua dubbi sulla versione ufficiale, o addirittura suggerisce che Morrison possa ancora essere vivo e vegeto, da circa 44 anni trova sostegno in questo libro. C’è chi sostiene che Jim abbia allestito la sua morte per scappare via da tutto e tutti, rifugiandosi in luoghi sconosciuti. O ancora, che sia fuggito in aereo per vivere in incognito, o addirittura che abbia trovato rifugio in paesi lontani come le Seychelles o l’Africa.
Altre teorie vogliono che abbia sposato una donna di nome Masha negli Stati Uniti o che sia tornato a fare l’operaio edile. Insomma, chi più ne ha più ne metta, ma nonostante siano passati oltre 50 anni, le ipotesi continuano ad avanzare, anche grazie alle persone ai tempi vicine all’uomo.
La finta morte di Jim Morrison: dalle teorie più folli a quelle più sospette
Una delle principali fonti di confusione è la mancanza di una chiara narrazione sulla causa della morte di Morrison. Mentre alcune fonti indicano un’overdose di eroina come causa, altre suggeriscono che ci possa essere stato altro dietro la sua scomparsa. In molti casi si tratta di fanatismo, ma c’è anche da dire che le contraddizioni nei rapporti delle persone presenti al momento della sua morte, non hanno aiutato a tamponare il sospetto.
Tirando le somme, anche gli autori del libro pensano che Jim sarebbe morto per overdose, ma ci sono anche voci che suggeriscono che la tomba dell’artista sia stata trovata vuota. Alcuni addirittura insinuano che il padre di Jim, avendo legami con la CIA, abbia aiutato il figlio a scomparire per evitare guai legali.
L’autore Stephen Davis ha cercato di fare chiarezza sulla morte di Morrison nel suo libro “Jim Morrison”. Tuttavia, anche la sua narrazione non è riuscita a fornire una risposta definitiva. Davis ha respinto molte delle teorie del complotto presentate da Hopkins e Sugerman, ma non è riuscito a dare una spiegazione convincente per la morte di Morrison.
E “Douglas James Morrison” è il nome con cui viene – senza funerale – inumato Jim. Ci sono le foto. A Jim non è stata fatta autopsia. È vero. Stephen Davis attesta che, nel 1971, “l’autopsia in Francia viene eseguita su richiesta, e obbligatoriamente nei casi di sospetto omicidio”. Ma su “ordine della polizia, il cadavere di Jim non è portato in obitorio, ma lasciato a casa sua, sul letto”.
E poi la parte più macabra: Pamela, “le notti del 3 luglio, e del 4 luglio” ha dormito accanto al cadavere di Jim, in decomposizione, chiuso in una sacca piena di ghiaccio secco! Il lunedì 5 luglio viene, sempre a casa sua, imbullonato nella bara.
Insomma, la questione ha preso una piaga alquanto complessa. Quello che sappiamo per certo è che ad oggi la verità rimane un mistero – e fose lo resterà per sempre. Comunque sia andata, a noi piace pensarlo così: in qualche spiaggia esotica a sorseggiarsi un bel cocktail alla modica età di 80 anni.