Siamo in piena campagna elettorale e spunta una promessa che fa preoccupare: riguarda lo stop alle auto elettriche.
La transizione green è iniziata e, volenti o nolenti, dovremo abbracciarla. Accade in Europa ma anche nel resto del mondo, e come per molte altre cose ogni leader vede la questione a modo suo.
C’è chi ad esempio vorrebbe una transizione più lenta, meno impegnativa per le tasche dei cittadini e chi invece imporrebbe divieti e obblighi da un giorno all’altro.
In Italia, poi, la questione è ancora più complessa, sia per quanto riguarda gli immobili che le auto. Da noi manca un’infrastruttura di base e soprattutto mancano soldi agli italiani, che sono tra i più poveri in Europa a causa di stipendi che – accade solo qui – sono addirittura diminuiti nel corso degli ultimi anni.
Ecco chi ha deciso di fare guerra alle auto elettriche e quali scenari si prospettano
Se nel Vecchio Continente siamo alle prese con le elezioni europee, in America si sta svolgendo la campagna elettorale per le presidenziali. Spunta in questo ambito una dichiarazione molto forte di Donald Trump, candidato alla presidenza e in lotta con Joe Biden e l’oggetto della promessa elettorale è il mercato dell’auto elettrica.
Tra le tante azioni politiche di Trump ricordiamo che recentemente ha chiesto ai dirigenti dell’industria petrolifera e del gas di donare ingenti fondi elettorali in cambio di un’inversione delle politiche climatiche promosse invece dall’amministrazione Biden.
L’ex presidente degli Stati Uniti Trump ha dichiarato che, se eletto, ritirerebbe gli “obiettivi sulle emissioni di scarico e taglierebbe drasticamente i crediti d’imposta per i veicoli elettrici”. Questa mossa, però, potrebbe rivelarsi impopolare, perché ormai in America la transizione verso i veicoli sostenibili è già ad un buon punto, quantomeno nell’accettazione della stessa da parte del popolo americano.
Il mercato delle auto elettriche è in crescita e sta portando lavoro e occupazione. Probabilmente Trump si riferisce però ad un altro aspetto legato al mercato dei veicoli green ovvero la produzione di questi in Messico da parte dei cinesi. Dunque un attacco alla “concorrenza sleale” e non alla transizione green di per sé.
Un po’ come accade anche qui in Italia, se ci pensiamo bene. Da un lato il nostro Paese dovrebbe sfruttare l’onda del cambiamento per crescere a livello competitivo, ma se i politici permetteranno l’immissione massiccia di veicoli elettrici cinesi molte chance andrebbero vanificate. Eppure è un tipo di politica che si attua da tempo, basti pensare a Stellantis che produce le auto in Polonia e che dunque non porta nessun vantaggio in Italia, né economico né per quanto riguarda l’occupazione.
Dinamiche che tutti i politici dovrebbero tenere inconsiderazione, soprattutto nel nostro Paese, che versa in condizioni molto critiche sotto tutti i punti di vista.